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I tesori del Museo Nazionale dell’Antartide: interviste tematiche rivolte agli insegnanti ed allievi delle scuole superiori di I e II grado  inerenti la ricerca in Antartide a partire dalle collezioni dei reperti conservate presso il Museo Nazionale dell'Antartide.


Climate in Antarctica from Sediments and Tectonics

CLAST è una applicazione per iPad didattica e interattiva, sviluppata per spiegare argomenti di Geologia e Scienze della Terra.


 

Darwin - L'origine delle specie
Darwin - L'origine delle specie
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Flexhibit

Far lavorare gli studenti come se fossero dei piccoli scienziati che organizzano una mostra sulle scienze polari.


 

Data: 
04/07/2016

La previsione del capitano James Cook del 1775, a conclusione di tre anni ci circumnavigazione, per lo più a sud del circolo polare antartico, che nessuno sarebbe potuto andare oltre (e quindi che il mito greco di antarkticos, tale sarebbe stato destinato a rimanere) ha mantenuto la sua validità per quasi cinquant’anni. L’accesso alle aree costiere è stato lungo e difficoltoso: il contorno “preciso” del continente non sarà definito  se non alla conclusione dell’ Anno Geofisico Internazionale del 1957-58.

L’accesso all’interno è stato ancora più difficoltoso. Il polo sud geografico è stato raggiunto – a piedi - poco più di un secolo fa. L’accesso al plateau polare per via aerea è cosa relativamente recente. Le basse temperature e la rarefazione dell’atmosfera a quelle altitudini rendono, durante l'inverno australe, praticamente impossibile l’utilizzo di aerei intercontinentali come gli LC-130. Più facile è operare con aerei più flessibili ed elettronicamente meno sofisticati come i Twin Otter che però, data la loro ridotta autonomia, possono entrare in Antartide solo dalla “porta” del Sud America. Il loro utilizzo, massiccio nel corso delle estati australi, è stato finora inesistente nei periodi invernali che vanno da maggio a luglio. 

Quella che è stata realizzata fra il 21 e il 23 di giugno, in perfetta coincidenza con il solstizio invernale australe, è una missione, fatte le debite proporzioni fra tecnologie in gioco, che non ha nulla da invidiare allo sbarco sulla Luna.

La necessità di evacuare con urgenza due membri del team impegnato nel winterovering presso la stazione USA Amundsen-Scott al polo sud geografico ha visto mettere in piedi una operazione, che i media internazionali hanno subito definito mission impossible.

Per l’operazione di evacuazione medica al polo sud sono stati utilizzati due Twin Otter della compagnia canadese Kenn Borek Air, l’unica al mondo in grado di poter effettuare questo tipo di operazione.

Il Twin Otter è un aereo con motori ad elica, una ventina di metri di apertura alare, può volare fino a quote di 5000 metri, una capacità di carico di circa 1,5 tonnellate ed una autonomia di ca. 1.200 kilometri.

I due Twin Otter partiti da Canada, hanno impiegato 5 giorni per raggiungere Punta Arenas all’estremo sud del Cile e da lì la stazione britannica di Rothera nella Penisola Antartica. Qui i due aerei sono stati equipaggiati di sci e serbatoi extra per aumentarne l'autonomia di volo. Al momento che si sono determinate condizioni meteorologiche accettabili un aereo è partito alla volta del Polo Sud mentre l’altro, parimenti attrezzato, è rimasto a Rothera per fare da back-up. La fase di atterraggio era considerata la più critica per le condizioni di bassa temperatura (ca. -60°C), ridotta portanza dell’atmosfera, il buio della notte polare e le condizioni della pista non certo perfettamente “levigata”. Il 21 giugno il primo atterraggio di un aereo sul plateau antartico in pieno inverno australe si era realizzato. La mattina successiva, concesse 8 ore di riposo ai piloti e imbarcati i due ammalati, il Twin Otter è decollato alla volta di Rothera per poi concludere la missione a Punta Arenas. Significative immagini dell’atteraggio e del decollo sono disponibili sul sito internet https://100belowzero.wordpress.com/2016/06/24/medevac-process/. 

Questa esperienza costituisce un grande passo verso il controllo delle operazioni aeree in condizioni estreme come quelle dell’alto plateau antartico. Tutto ciò si è potuto realizzare grazie alla conoscenza che adesso abbiamo degli ambienti terrestri, ed in particolare di quelli più estremi, alle competenze tecniche e scientifiche acquisite in anni di studio e di esperienze sul campo e - last but not least - della collaborazione internazionale nello spirito della “fratellanza” antartica. 

L’analisi di quanto appreso in questa missione, delle difficoltà incontrate e superate, degli standard fisio- e psicologici in fase di selezione e del livello di assistenza da garantire al personale sul campo saranno sicuramente nell’agenda della riunione del Comitato dei manager di programma nazionali antartici (COMNAP) a Goa (India) il prossimo mese di agosto.

Una riflessione finale riguarda il winterovering presso la stazione italo-francese Concordia sull’alto plateau polare antartico. Qualche anno fa si pose il problema della necessità di effettuare un’evacuazione per ragioni mediche di un componente del team franco-italiano dalla stazione Concordia. Era il mese di marzo e a seguito di contatti frenetici con la Kenn Borek si giunse alla conclusione che una missione di evacuazione non poteva essere effettuata oltre il mese di aprile. Fortunatamente la situazione medica migliorò e si decise di non procedere all’evacuazione.

Una missione di recupero di personale a Concordia in pieno inverno presenterebbe difficoltà ancora maggiori di quelle di South Pole. La temperatura sarebbe di una decina di gradi inferiore a quella di South Pole, la portanza dell’aria inferiore a causa della differenza di ca. 400 m di altitudine (2.835 metri slm South Pole rispetto ai 3.223 metri di Dome C) oltre al fatto che, a causa della  posizione geografica, per raggiungere la stazione Concordia sarebbe comunque necessario “appoggiarsi” a South Pole e quindi sarebbero necessari due atterraggi e due decolli in più nelle critiche situazioni dell’alto plateau antartico.

Carlo Alberto Ricci, Museo Nazionale dell'Antartide, carloalberto.ricci@unisi.it

con la collaborazione di Massimo Frezzotti e Giuseppe De Rossi, ENEA

 

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