Lo scopo del progetto ICE MEMORY è quello di prelevare carote di ghiaccio dai maggiori siti glaciali presenti nelle zone non polari della Terra e, dopo una prima indagine geochimica, che mira alla datazione dei campioni e alla caratterizzazione di massima, catalogarle e preservarle in modo da rendere disponibili questi campioni, tanto preziosi quanto fragili, per la comunità scientifica del futuro. Un'opera di preservazione della memoria scientifica contenuta nei ghiacciai, altrimenti a rischio di scomparsa nel giro di pochi decenni.
Il ghiaccio è infatti una macchina del tempo formidabile per comprendere il clima e l'ambiente di ieri e di oggi, e quindi per prevedere come saranno nel futuro. A causa dell'attuale riscaldamento climatico, i ghiacciai stanno fondendo sotto i nostri occhi e presto spariranno. Con l'acqua dei ghiacciai, già di per sé una risorsa essenziale, se ne andranno anche le importantissime informazioni che sono registrate all'interno degli strati di ghiaccio che si sono accumulati durante i secoli ed i millenni passati. Ecco quindi la necessità di preservare queste informazioni prima che siano perdute per sempre.
I ricercatori dei laboratori di glaciologia e paleoclima di Venezia e di Grenoble, hanno pianificato un progetto di perforazione e campionamento dei ghiacciai su scala globale, il progetto ICE MEMORY. I glaciologi del mondo intero sono stati mobilitati, le più grandi organizzazioni scientifiche e internazionali hanno aderito e l'informazione si sta diffondendo tra il pubblico. L'idea di fondo è quella prelevare delle carote di ghiaccio dai ghiacciai delle zone non polari e di trasportarle in Antartide, nella base italo-francese di Concordia, per uno stoccaggio a lungo termine.
Con questo progetto, le generazioni del futuro avranno a disposizione gli archivi da studiare che altrimenti, a causa della rapidissima fusione dei ghiacciai alpini, sarebbero per lo più inutilizzabili già nel giro di pochi anni. In assenza di un simile progetto, gli sviluppi tecnologici e le innovazioni scientifiche del prossimo futuro risulteranno inutili in quanto mancherà semplicemente il materiale da studiare.
Carlo Barbante, Università di Venezia (barbante@unive.it)